Il primo segno tangibile della grande tragedia della Prima Guerra Mondiale
appare già all'ingresso di Caoria, percorrendo la strada che collega il paese
al resto della valle: è il cimitero militare, incorniciato dalla maestosa
vetta del Cauriol. L'area cimiteriale si trova su un pendio, delimitata da un
basso muro; i cippi funerari seguono l'andamento dei terrazzamenti erbosi, al
centro dei quali si snoda una scalinata in pietra che conduce a una piccola
cappella. Alla base della scalinata si erge un'imponente croce, poggiata su
un basamento in granito.
Il primo nucleo dell'attuale cimitero risale all'estate-autunno del
1916, come diretta conseguenza delle battaglie combattute in quel periodo
per la conquista della cresta del Cauriol e delle cime circostanti. In
precedenza, i soldati italiani venivano sepolti nei cimiteri civili di Canal
San Bovo e di Primiero, oppure in piccoli cimiteri improvvisati dietro le
prime linee, come quello di Refavaie o, in alcuni casi, direttamente in
quota.
Quando il numero dei caduti cominciò a crescere in modo significativo, e con
esso la previsione di nuove offensive, si decise di istituire un'area
cimiteriale stabile all'ingresso del paese di Caoria, divenuto nel
frattempo sede di comandi e strutture logistiche dell'esercito italiano.
L'inaugurazione del cimitero, realizzato dai soldati del Nucleo Ferrari,
avvenne il 2 novembre 1916, come riportato sul basamento della croce.
La maggior parte dei caduti italiani del fronte sopra Caoria venne quindi
inumata in questo cimitero, dove furono traslate anche le salme provenienti
da Refavaie e da sepolture in quota. Nello stesso luogo trovarono riposo
anche alcuni soldati austro-ungarici caduti nei combattimenti sul Cauriol,
sul Cardinal e sulla Busa Alta, tra agosto e ottobre 1916.
Il cimitero continuò ad accogliere i caduti fino alla ritirata italiana del
1917, conseguente alla disfatta di Caporetto. Gli austro-ungarici, pur
rimanendo a Caoria fino al 1918, non ne fecero uso. Dopo la fine delle
ostilità, le operazioni di recupero delle salme abbandonate in quota -
italiane e austriache - portarono a un ampliamento dell'area cimiteriale. In
questa fase furono realizzati anche tumuli per i caduti ignoti, identificati
solo in base all'esercito di appartenenza.
A causa delle difficoltà del periodo, poche famiglie riuscirono a ottenere
l'esumazione dei propri cari. Al censimento del giugno 1927, le salme inumate
risultavano essere circa ottocento.
Durante il ventennio fascista si decise di concentrare il maggior numero
possibile di caduti in grandi ossari monumentali, sia per ragioni ideologiche
- legate alla retorica del regime - sia per motivi pratici, evitando la
gestione di numerosi piccoli cimiteri. L'esumazione generale avvenne nel
maggio 1935. Tuttavia, il tempo disponibile non fu sufficiente: alcuni
rilievi successivi hanno infatti rivelato la presenza ancora oggi di un
numero significativo di spoglie all'interno del cimitero di Caoria.